Caro Sergio, io sono un uomo libero e questa mia libertà mi ha portato, anche al momento, a scegliere la mozione congressuale fuori da ogni condizionamento di carattere correntizio. Per me, quindi, votare per Fassino è la semplice condivisione di una linea politica. Questo è l’atteggiamento libero e autonomo che ho tenuto, come del resto hai fatto pure tu, da quando ai congressi di partito si vota per mozioni. Caro compagno, la nostra lunga e fraterna militanza nel PCI-PDS-DS mi consente di dirti, con tutta franchezza e sincerità, che questa volta, però, stai confondendo lucciole per lanterne. Tu sai benissimo che l’organizzazione politica dell’Isola d’Elba, in cui io e te abbiamo assunto, in passato, molteplici responsabilità direttive ed esecutive, è sempre stata attraversata da fratture interne. Si è trattato di divisioni che non hanno mai avuto un preciso legame con le scelte di politica nazionale, ma sono state il prodotto della sensibilità di questo o quel compagno. Qualcuno dice ora che ciò rappresenta la vivacità di noi elbani, e quindi è una ricchezza che deve essere coltivata! Io e te, invece, sappiamo benissimo come ad ogni elezione locale, compreso il rinnovo del consiglio comunale di Portoferraio (il più importante per l’Isola), le rotture hanno assunto connotazioni tali da spingere alcuni compagni a ritirarsi dalla vita politica attiva, magari solo momentaneamente, altri ancora ad abbandonare il partito, altri invece hanno scelto differenti formazioni politiche. Anche lo scorso giugno si è ripetuto lo stesso copione. Tu, a quanto pare, non sei d’accordo con questa mia analisi. Allora ti chiedo, ma solo per avere più chiarezza nelle mie decisioni future, di portare esempi veri, quindi scevri da ogni rancore personale. Sono sicuro che lo farai come hai sempre saputo fare. Ciao, Lorenzo Ci provo Lorenzo E parto da lontano cominciando col dire che la mia analisi sui fatti e sulle elezioni in Iraq somiglia molto a quella (lucida ed informata) di Umberto Mazzantini e differisce molto da quella (balbettante ed un po' opportunistica) di Piero Fassino, seguitando con la mia perfetta disponibilità alla creazione di un unico soggetto politico progressista che raccolga tutte le anime della democrazia reale dai riformisti ai movimenti (un po' una Portoferraio Domani su scala nazionale) e la mia assoluta indisponibibilità ad essere l'ala sinistra (o foglia di fico) di un partito riformista distinto dalla sinistra sostanziale. Sono ancora, democraticamente, libertariamente, orgogliosamente comunista caro Lorenzo, non mi si può costringere in un ambito culturale e politico che non è il mio. E non mi sento per niente "vecchio" ad essere così comunista, caso mai penso di essere in anticipo sui tempi in cui si tornerà a ragionarne come concezione della politica e della civile convivenza, quando finalmente la storia delle idee di progresso assegnerà a Stalin lo stesso ruolo che a Torquemada è stato assegnato nella storia del pensare cristiano. Però per scendere dalle stelle alle stalle, pur riconoscendo la componente "personale" in molti degli scontri interni elbani, ti faccio notare che prima, durante e dopo le ultime elezioni non si sono confrontati nei DS elbani solo "personalismi", ma anche concezioni diverse della politica. C'è un profondo solco tra la mia concezione di sviluppo economico e quella di Zini, c'è un baratro tra la mia visione dell'urbanistica e quella di Fratini, c'è un abisso tra quello che penso io della partecipazione, del ruolo dei movimenti, e la linea comportamentale dell'ancora segretario di Zona dei DS. Distanze che a mio parere si sono accentuate proprio per l'assenza sulla scena politica isolana dei DS come partito, per il loro essere sempre più comitato elettorale e, se mi consenti, agenzia per il collocamento di misere aspettative personali ed umane. Non nutro, credimi, alcun rancore e nessunissima ambizione, credo di aver già dato alla politica ed aver abbondantemente ricevuto (quanto ad onori ed ingiurie nel bene e nel male), cerco di rendermi utile come giornalista capace di decrittare la politica, raccontandola non da fariseo falso-indipendente, ma da persona che ha le sue radicate convinzioni e rispetta quelle degli altri. Certo, se un uomo (o una donna) della sinistra diessina assumeranno la guida della quercia isolana mi sentirò più garantito di oggi (spero almeno che, non imitando il predecessore, eviti di chiedere la mia espulsione dal partito), ma quello che mi interessa di più è che i DS tornino ad essere un soggetto politico, ed un soggetto politico della sinistra, capace di battersi prima di tutto per la difesa dei più deboli e del territorio; un partito che pensi un po' meno alle partite IVA e più alle persone fisiche, alla qualità della vita di chi sta su questa zattera di pietra e chi ci viene di tanto in tanto. Con la stima di sempre.
Elbareport
Lorenzo Marchetti CGIL