Avevano trovato dei lacci tesi per i cinghiali in località Calamita di Capoliveri, bene all'interno dei perimetri del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, e come da prassi hanno atteso "al balzello" chi li aveva posizionati. Lo stupore degli Agenti della Polizia Provinciale in servizio all'Elba è stato notevole quando nel tardo pomeriggio di giovedì 10 Febbraio, hanno visto avvicinarsi ai lacci per controllarli e riposizionarli due "vecchie conoscenze": gli stessi bracconieri capoliveresi che avevano "pizzicato" due mesi fa, di notte e dopo un inseguimento prima in macchina e poi a piedi, nella stessa località a cacciare di frodo cinghiali, allora con un fucile. Stessi personaggi quindi e stesse puerili scuse, quelle di una "passeggiata" a diversi chilometri dal paese, "casualmente" con una discreta quantità di pane secco (ottima esca per i suini selvatici) a bordo della loro auto. Manco a dirlo i due compari sono stati denunciati anzi ri-denunciati all'Autorità Giudiziaria per aver esercitato la caccia all'interno di un'Area Protetta, e per avere compiuto atti venatorì al di fuori dei periodi consentiti e mediante l'uso di strumenti di cattura vietati dalle norme di Legge. Strumenti che ovviamente sono stati sequestrati dagli agenti della Polizia Provinciale. I due cinghialatori abusivi rischiano comunque una pesantissima ammenda, e laddove fosse dimostrata la recidività del loro comportamento anche sanzioni di natura diversa. Da notare comunque che segnalazioni di comportamenti illegali di tal fatta incominciano ad infittirsi (in particolare proprio all'interno dei perimetri del PNAT), fatto che dovrebbe richiamare una maggiore attenzione delle Forze dell'Ordine in generale e non solo della Polizia Provinciale che può contare su un limitatissimo organico. (nella foto di repertorio: lacci metallici sequestrati)
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