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A sciambere: Avvertite il Cavalier Bellicapelli: ora in Iraq ci sono i Comunisti!

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : mercoledì, 09 febbraio 2005

Caro Sergio, rileggendo il mio intervento sulle elezioni iraqene mi sono accorto di un errore grossolano, di una imperdonabile imprecisione (l’influenza mi rincoglionisce più del solito) e della necessità di un aggiornamento: 1) Non si scrive Irak, come ho fatto per tutto il mio intervento, ma più correttamente Iraq. 2) il Partito maggioritario degli Sciiti non è il Partito della Rivoluzione Islamica (che pure esiste e fa parte del listone vincente) ma lo SCIRI dell’ayatollah al Sistani che è la sigla del moderato – come dice la parola stessa – Consiglio Supremo per xml:namespace prefix = st1 ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:smarttags" / la Rivoluzione Islamica in Iraq, gente che tiene la foto di Khomeini in tinello e il Kalashnikov sotto il letto, visto anche che non gli Stati Uniti d’America ma l’Iran dava ai loro capi un generoso – e giusto – asilo e sostegno politico-militare ai tempi di Saddam. 3) In questi giorni di esaltazione per la democrazia riportata in Iraq da Berlusconi, ci hanno nascosto una cosa che a Berlusconi non dovrebbe fare un gran piacere: non è vero che, come ho scritto erroneamente anche io riprendendo notizie dalla stampa e dalla televisione RAIMEDIASET, il Partito Comunista Iraqeno (PCI) ha preso pochi voti. E’ vero che alcuni esponenti Comunisti si sono candidati nel Listone Sciita, ma il “Partito dei Martiri”, come chiamano i comunisti in Iraq per il tributo di sangue pagato nella lotta alla dittatura di Saddam Hussein, sarebbe addirittura arrivato terzo, dietro agli Sciiti di Al Sistani, ai governativi filoamericani di Iyad Allawi e più o meno alla pari dei Kurdi. Un successo, che se confermato dai dati ufficiali, sarebbe abbastanza incredibile - anche se i Comunisti avevano già vinto le elezioni amministrative a Nassiriya - per un partito laico, interconfessionale ed interetnico in un Irak ormai diviso dal voto in tre aree di influenza religiosa ed etnica. Un successo di cui in Italia - stranamente? - nessuno parla ad esclusione del settimanale Diario. Vuoi vedere che alla Casa Bianca sono tutti dei bertinottiani mascherati che hanno invaso l’Iraq solo per far vincere gli sciiti e i comunisti, ma non lo potevano dir prima al Cavalier Bellicapelli? A proposito, lo sapevate che gran parte dei neocon e dei falchi dell’Amministrazione Bush erano, in gioventù, dei Trotzkisti? Ma guarda un po’ da dove può spuntar fuori, a volte, la vecchia talpa! Allego una vignetta del giornale The Economist del 5 febbraio che credo renda bene l’attuale situazione politica in Iraq e i rapporti con il potente ed ingombrante vicino Iraniano.


vignetta economist

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