Caro Sergio, non voglio neanche sapere se la notizia di Matteoli indagato per avere avvisato i prefetti a loro “avvisati e indagati” apparsa su Repubblica il 4 febbraio sia vera o no. Quando mi preoccupo per l’Elba che dorme mediaticamente sempre “a culo scoperto” e continua a prendere raffreddori in cronaca o prima pagina nazionali per scandali, incendi, alluvioni, squali ecc… ecco che finalmente leggo di qualcosa di interessante tra la posta ricevuta ieri dall’Elba (in questi giorni non sono sull’isola). E’ nata un’associazione solidale, trasversale ai movimenti e ai partiti. L’Elba ”isola solidale” non è un concetto astratto, è un concetto vero. E come imprenditore credo che questa notizia sia più degna di nota che non una serata di “Veline” o “Velone”. Tra Caritas, Misericordia, Protezione Civile, ospedali in Congo e Uganda aiutati, famiglie e piccole comunità colpite dallo Tsunami, aziende che adottano sentieri, sono centinaia gli elbani coinvolti nel solidale, nei servizi di utilità sociale ecc… Che questa notizia, se pubblicata sulla locandina de Il Tirreno o de Lisola faccia vendere meno giornali perché il voyeurismo da scandalo o tragedia è più forte della solidarietà, è un errore culturale da superare anche, e soprattutto, nelle redazioni stesse. Se anche i nostri “media” locali rimangono ancorati alla “cultura” della sfiga che fa vendere di più non lamentiamoci se Repubblica, il maggiore quotidiano italiano, ci dedica un bell’articolo scandalistico. Il mio sogno è un servizio su Repubblica o Panorama che offra anche uno spaccato “solidale” di società elbana. Mi domando e ti domando, in quale altro territorio trovi tanti cittadini impegnati nella Protezione Civile, nel volontariato sociale, nella Caritas o nella stessa Legambiente. Io credo che fatti i debiti conti esista da anni un’isola solidale che tutti abbiamo ignorato o finto che fosse una faccenda secondaria. Invece anche dal punto di vista della comunicazione e della promozione dell’immagine di quest’isola sarebbe il caso di “comunicare” all’esterno e all’interno questo aspetto dell’Elba che in molti sottovalutano. Comunicarlo all’interno per creare una nuova cultura tra i cittadini, anche talvolta per impegnare menti e forze nei lunghi mesi di inattività lavorativa; comunicarlo all’esterno per convincere finalmente i media nazionali che c’è anche un’isola “virtuosa” oltre a quella più individualista e gretta che ben conosciamo. Oltre agli appetiti speculativi edilizi , che per altro non ci tiriamo mai indietro nel denunciare, ci sono anche forze rivolte alla solidarietà e alla cura dell’ambiente che sicuramente farebbero più notizia se avessimo il pudore di non vergognarci se facendo del bene al prossimo facciamo del bene anche al buon nome di quest’isola. C’è un signore di Bergamo che ha bussato a tutte le porte per trovare aiuto nelle forze economiche per sviluppare una comunicazione sulla solidarietà, chiedeva di impegnarsi in una catena solidale per una Fondazione onlus che sostiene un ospedale ugandese, e ha spiegato a imprenditori, grandi e piccoli, che attraverso la solidarietà l’Elba poteva trovare un modo diverso di farsi vedere dal pubblico, ospiti, tour operator o giornalisti. Con la solidarietà e l’impegno sociale facciamo 3 buone azioni: aiutiamo gli altri, aiutiamo noi stessi e se di queste cose ne parlassimo di più, beninteso facendole, aiuteremmo anche l’immagine dell’Elba e forse riusciremmo finalmente a scavare un solco profondo tra la società civile elbana e il mondo dei furbi e degli speculatori che tanti danni hanno fatto all’ambiente, all’immagine o al turismo di questa isola. Perché Elbareport non prova a disegnare con un “dossier” l’altra Elba che pure esiste. Perché i dossier devono solo essere dedicati all’edilizia o alla cronaca negativa e non per qualcosa di meglio.
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