“Napoleone Bonaparte, il figlio della fortuna” è la quarta puntata del programma di Raitre “Piazzale degli eroi”. Il racconto del personaggio e la ricerca di ciò che resta del mito di Napoleone si svolgono fra Parigi, l’isola d’Elba, Marengo, Reggio Emilia e Ajaccio, dove vengono intervistati il sindaco socialista Simon Renucci e il Principe Charles Napoléon, erede dell’Imperatore, che insieme hanno sconfitto il vecchio partito bonapartista che governava la città da molti decenni. Fra gli altri intervistati gli scrittori Ernesto Ferrero e Max Gallo e il direttore di “Le Monde” Jean-Marie Colombani. Bonaparte all’isola d’Elba - Le vicende disastrose della guerra di Spagna e della ritirata di Russia e la vittoria delle potenze alleate, costrinsero Napoleone alla resa. Il 31 marzo 1814 le forze coalizzate di Inghilterra, Prussia, Russia, Austria entrarono a Parigi, costringendo l’Imperatore a sottoscrivere l'atto di abdicazione. Nel corso del trattato di Fontainebleau dell'11 aprile, gli fu assegnata l’isola d’Elba come principato, in realtà quale terra di confino. Napoleone giunse in rada il 3 maggio sulla fregata "Undaunted". Prima di sbarcare si fece precedere da un proclama alla popolazione e l'invio della bandiera da lui stesso progettata, bianca con banda rossa, ispirata alla bandiera mercantile granducale, a cui vengono aggiunte le api dorate, anche la coccarda francese verrà sostituita con una con i nuovi colori. Lo sbarco avvenne sul molo di fronte alla Porta a Mare, dove gli furono consegnate le chiavi della città dal maire Traditi, che insieme alle autorità lo accompagnò alla Pieve, dove fu celebrato il Te Deum. Dopo aver alloggiato per qualche giorno negli scomodi locali della sede comunale della Biscotteria, Napoleone decise di ristrutturare alcuni edifici amministrativi e di vario uso, situati tra il forte Stella e il forte Falcone. L'edificio era modesto, quando Fleury de Chaboulon visitò Napoleone notò la tappezzeria scolorita e i tappeti frusti. I mobili erano di varia provenienza. La vita nell’isola sarà priva di sfarzi. A mezzogiorno consumava pasti semplici, dopo pranzo si ritirava a leggere, nella sua biblioteca. Accanto ai 196 volumi del "Moniteur", autori greci e latini, fra cui Cesare, Seneca, Plutarco, Tacito, opere di Diderot, Voltaire, vari trattati di agricoltura e uno studio sullo sfruttamento delle miniere. Prima di partire da Fontainebleau aveva scelto personalmente i libri da portare all'Elba, altri libri vennero comprati a Fréjus, una parte provenivano dalla biblioteca dello zio, cardinale Fesch. Napoleone in quei mesi di permanenza si occuperà di tutto, dai cani randagi all'igiene pubblica, trasformò la sconsacrata chiesa del Carmine in un teatro, i palchi verranno venduti alle famiglie dei notabili. Come residenza estiva venne riadattata una casa nella vallata di San Martino, nelle vicinanze di Portoferraio. Il giornalista Nevio Casadio, nel reportage realizzato nell’Isola D’Elba nell’ottobre scorso incontra persone del luogo che raccontano il rapporto degli elbani in riferimento alla presenza dell’Imperatore nella memoria collettiva, nei confronti di un mito che resiste nel tempo: Taddeo Taddei, discendente di una antica famiglia del luogo, racconta episodi, ricordi su Napoleone narrati dai nonni quando era bambino. Giuseppe Battaglini, presidente della società di Studi Napoleonici, descrive Napoleone quale amministratore di quei luoghi. Paolo Ferruzzi, direttore vicario dell’Accademia di Belle Arti in Roma, architetto e scenografo, ma autentico “elbano”, nella sua casa, secondo la leggenda appartenuta al generale Druot, racconta la storia del libro donato da Napoleone a una ragazza del luogo, la più bella del paese, e per questo conosciuta come la “Carina”. Infine, tra gli altri una testimonianza di Ernesto Ferrero, tra gli studiosi italiani di Napoleone più accreditati, autore del romanzo “N” del saggio “Lezioni Napoleoniche” analizza la solitudine di Napoleone in esilio elbano.
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