E’ la volta del teatro “di scoglio” ai Vigilanti, con la “Compagnia dei Tappezzieri” che martedì 18 febbraio alle ore 21,00 porta in scena “Jaques e il suo padrone” di Milan Kundera. La compagnia marinese diretta da Paolo Ferruzzi ci propone un’opera in margine alla quale il suo Autore chiosa: “Amo il Settecento. A dire il vero, non è tanto che io ami il Settecento, amo Diderot. E per essere ancora più sincero: amo i romanzi di Diderot. E ancora più precisamente: amo Jacques le Fataliste in cui si respira a pieni polmoni lo spirito della modernità occidentale concentrato in più alto grado e che là si trova in quel festino dell’ intelligenza, dello humour e della fantasia…” Così si rapporta Milan Kundera con il “Padrone Diderot” quando nel 1968, di fronte all’occupazione del suo Paese, scrive il suo Jacques che viene ad incastonarsi in quel lungo viaggio dove il testimone passa da Sperabene e Gabbacompagno nella loro ricerca di un mondo migliore lassù tra le nuvole e gli uccelli a Don Chisciotte che un giorno, scortato solo da un contadino analfabeta esce di casa per combattere i suoi nemici, da Toby Shandy che trasforma il suo giardino nella riproduzione in scala di un campo di battaglia ove abbandonarsi ai ricordi della sua giovinezza fedelmente assistito in questo dallo zoppo valletto Trim a Jacques le Fataliste che intrattiene il suo Padrone nel lungo viaggio della radiografia dell’essere, dallo attendente Josef Svejk con il suo tenente Lukas a Vladimiro e il suo servo Estragone che aspettano Godot soli sulla scena vuota del mondo dove il nostro Jacques ci indica la strada che ancora dobbiamo percorrere. Ogni personaggio che vivrà sul palcoscenico (come nella vita) racconta la sua storia all’altro che a sua volta racconta la sua storia interrompendosi a vicenda : Il Padrone che dialoga con Jacques, Jacques che dialoga con il Padrone, l’Ostessa che dialoga con Jacques e il Padrone e il Marchese il quale a sua volta dialoga con il Padrone e Jacques. La tecnica dominante in ciascuna delle singole storie è il dialogo che tocca, tra l’altro, vette di alto virtuosismo. E ogni storia raccontata nel presente, prendendo corpo sul proscenio e sotto luci dalla tonalità calda, evoca il passato che si manifesta dietro, sul palcoscenico rialzato dominato con luci dalle tonalità fredde. E quando la storia evocata ti prende e cattura basta il solo attraversare quel diaframma di luce per essere risucchiati nel passato. E quando alla fine della vita rappresentata ci si chiederà :“…Da dove veniamo? Da laggiù . E dove andiamo? C’è forse qualcuno che sappia dove va?… Jacques vi risponderà “Vi svelerò un grande segreto. Un trucco degli uomini da tempo immemorabile. Andare avanti- e avanti - è ovunque. Ovunque rivolgiate lo sguardo, è sempre avanti".
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Un Momento delle scena