"Prigioniero nel campo 6001", il racconto di Elio Mazzei agli studenti “Quando vedeva morire le persone che cosa pensava?” “Domani tocca a me”. “Lo so che tutte queste domande le provocano sofferenza, ma lei prova ancora dolore?” “Il dolore l’ho superato, mi resta la memoria. Ma ho perdonato il popolo tedesco, i tedeschi sono un buon popolo.” E ancora, “si viveva ora per ora, tornavamo nella branda e dicevamo: anche stasera ci siamo arrivati. L’indomani suonava la sveglia e dicevamo: anche stamani ci siamo svegliati .” Sono decine le mani alzate dei ragazzi delle quinte elementari e della scuola media di Portoferraio per fare una domanda ad Elio Mazzei, deportato come prigioniero nel campo di lavoro 6001 di Lukenwalde, a sud di Berlino. Anche lui, come seicentomila italiani, scelse l’orrore del lager piuttosto di andare a combattere per la Repubblica di Salò. Anche lui un Partigiano, silenzioso e senza montagne. I ragazzi sono attentissimi, mentre spiega la sua incredibile storia che si pianta nel petto come una fucilata. “Ma voi - chiedo rivolta ad alcuni ragazzi seduti – come sentite la sua esperienza, lontana nel passato o vicina?” “Vicina – risponde Veronica – oggi ho provato quello che ha provato lui”. “Secondo voi queste cose possono succedere ancora oggi?” “Si, si sente che qualcosa sta per accadere.. – dice Ambra, e Paolo aggiunge - con la guerra in Iraq...”. Elio Mazzei, 83 anni, di tempra marcianese, ce l’ha fatta a sopravvivere, nonostante con la febbre altissima per l’infezione ai polmoni lavorasse camminando a piedi nudi sul ghiaccio e dormisse sulla paglia bagnata. Adesso spinge la memoria oltre le generazioni, attraverso il racconto bucante e composto, di fronte alla sala De Laugier completamente piena, e con alle spalle la foto ingigantita del suo tesserino tedesco di riconoscimento. Elio Mazzei ha anche pubblicato un libro "Il mio Lager" edito da "Le opere e i giorni", con la prefazione di Gianfranco Vanagolli. “Il giorno della memoria” organizzato dal Comune di Portoferraio in collaborazione con le scuole dell'obbligo ha riservato anche spunti di riflessione affidati all’animazione di Francesca Ria, ed alle poesie lette o recitate dai ragazzi di tutte le classi. La conclusione della mattinata, in attesa della ripresa pomeridiana con l’avvicendarsi di altre classi e con la commemorazione ufficiale del Sindaco, è stata affidata alle voci degli studenti che hanno ripreso le parole di Guccini: “Son morto che ero bambino, son morto con altri cento, passato per il camino, ed ora sono nel vento.” EM I tredici studenti elbani in viaggio ad Auschwitz Cari amici, da un albergo di Cracovia vi inviamo alcune brevi impressioni, raccolte in modo spontaneo, sul primo giorno trascorso ad Auschwitz. Il Treno della Memoria, organizzato dalla Regione Toscana (che vede il contributo anche della Provincia di Livorno), e' giunto ad Oswiecin (Auschwitz) intorno alle ore 9,30 di mercoledì. Subito siamo andati a visitare il lager, dove si e' anche svolta una cerimonia di commemorazione al "muro della morte", che ha visto la presenza di Claudio Martini, presidente della Regione Toscana, di gonfaloni ed amministratori con fascia tricolore (era rappresentato anche il Comune di Portoferraio). E' difficile poter descrivere quello che in poche stanze e percorsi racconta la storia di chi ha vissuto in un momento sbagliato. Un mondo di immagini e sensazioni che si rovesciano addosso a chi e' inerme. Ci si trova sepolti da ricordi ed affetti personali di chi non conosci, che cogli negli sguardi fotografati oltre 60 anni fa, e senti l'esigenza di cambiare la societa' e forse la storia. La cosa piu' sconvolgente era sicuramente la perfetta pianificazione di questo sterminio e la sua definizione nei minimi particolari. La capacita' distruttiva dell'uomo e' limitata solo dalla sua immaginazione. Il viaggio e' stato faticoso ed emozionante, la visita al lager toccante e pieno di orrori. Nel corso della cerimonia le sorelle Bucci, superstiti del campo di Birkenau, hanno ribadito che "questa storia non deve essere dimenticata". La neve e l'atmosfera invernale, come sottolineato anche dal presidente Martini, hanno aiutato a cogliere ancor di piu' la tragica vicenda vissuta dai deportati. La giornata di domani prevede la visita al ghetto ebraico di Cracovia e, nel pomeriggio, ascolteremo testimonianze di sopravvissuti e di storici. Venerdi' ci sara' il momento simbolicamente ed emotivamente piu' intenso: la visita al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Speriamo di potervi raccontare anche questi momenti, con brevi riflessioni che, se ritenete opportuno, potete pubblicare. Cordialmente. I tredici studenti elbani in viaggio-studio con il Treno della Memoria La Memoria dinamica, ovvero cronaca di qualche minuto trascorso al "Cerboni" Davvero notevole il lavoro documentativo compiuto dalle classi 3^e 4^A Igea dell'ITCG Cerboni che nel giorno della Memoria hanno coniugato creatività ed osservazione storica producendo una cosa che è insieme una scenografia, una mostra, un opuscolo didattico sull'olocausto, stringato ma esaustivo, un questionario sul razzismo di oggi somministrato ai ragazzi dell'istituto. Entriamo al Cerboni e guidati da lenzuoli appesi che ricordano la shoa scoviamo il banco attrezzato dalle due classi al termine di uno spazio espositivo ricavato nell'atrio dell'istituto, una sorta di corridoio al quale si accede passando sotto uno striscione con quell'atroce "Arbeit Macht Frei". Al momento non si sono molti ragazzi in giro, tanti degli studenti del cerboni sono in aula magna ad ascoltare la lezione del Prof. Gianfranco Vanagolli, c'è il tempo per qualche rapida domanda: Elisa Ricci è orgogliosa del lavoro che è stato fatto: "E' Stata una bella esperienza - dice - pertecipare ad una riflessione comune, di una generazione, in modo tale che sia più difficile si ripetano in futuro questi orrori". Ci sciorinano davanti il materiale informativo che hanno prodotto "fuori dalle ore delle normali lezioni - ci tengono a precisare con malcelato orgoglio - siamo venuti il pomeriggio". E ci costringono a riflettere sulla "voglia di impegno" che questi ragazzi in effetti hanno, e che le convenzionali associazioni, espressioni della politica non riescono evidentemente a canalizzare. Ma perchè un questionario sul razzismo oggi? Ritenete che ci sia in una società come quella elbana?: "Sì - risponde secca Rosanna Tavolario - ce n'è e molto di razzismo..." E chiaramente si riferisce anche al razzismo minuto alla vena di intolleranza anche verso il "leggermente diverso" quello che viene appena dall'uscio accanto. Hanno fatto un buon lavoro questi ragazzi ed i loro insegnanti realizzando una "Giornata della Memoria" dinamica; non solo celebrazione, non solo omaggio alle vittime rappresentate su datatissime foto in bianco e nero, ma passione civile, promessa di spendersi per non consentire che altre simili bestialità accadano. Perchè, sta a testimoniarlo la bandiera pacifista che copre il "banchino" dei questionari, di dittatura e di guerra si muore ancora nel mondo, e perchè come scrisse Bertold Brecht ".. il ventre da cui è nato è ancora fecondo". E.R. Leopoldo Provenzali: dalla Shoa un insegnamento e un monito per tutti “Le dittature e i loro orrori devono essere conosciuti in ogni loro aspetto da tutte le persone di questo Pianeta, affinché la mala pianta della violenza, dell’intolleranza, del razzismo, non trovi terreno fertile”. E’ stato questo uno dei concetti fondamentali espressi dal Vicepresidente del Con- siglio regionale Leopoldo Provenzali in occasione di una mostra d’arte collettiva inaugurata presso Palazzo Panciatichi per il “Giorno della memoria”. “Dobbiamo abituarci a vedere negli altri dei fratelli” – ha spiegato Provenzali – “e a dividere con loro gioia e dolore. Gli uomini sono tutti uguali a prescindere dall’etnìa di appartenenza, dalla fede religiosa e dal colore della pelle. Dio ci ha dato quel libero arbitrio che tutti noi dobbiamo saper esercitare a vantaggio del prossimo e comunque mai a suo danno”. “La tragedia della Shoah” – ha proseguito Provenzali- “ha insegnato che allontanarsi da questi principi basilari aliena l’uomo, lo può far diventare carnefice, contro vittime innocenti. E’ da una condanna morale intransigente e assoluta, che bisogna ripartire per favorire la ripresa del confronto tra le opposte ragioni di ebrei e palestinesi, islam e mondo occidentale, nord e sud della Terra. Perché il marchio numerico impresso sulla carne viva dei deportati ebrei serva di monito e vergogna per l’intera umanità: la quale deve saper rifiutare le sterili motivazioni dell’odio e ricercare percorsi comuni”. “Allora sì” – ha concluso Provenzali - “il sacrificio di milioni di vite innocenti non sarà stato del tutto vano e le nuove generazioni potranno davvero voltare pagina. Questo obiettivo riguarda tutti e non può certo rimanere patrimonio di pochi addetti ai lavori o di qualche gruppo etnico o sociale. E’ per questo che opere d’arte, libri e pubblicazioni sulla Shoah possono servire a divulgare nella società, tramite la scuola, la cultura, le istituzioni, quell’anelito verso il bene attraverso il racconto sentito e commosso del massimo del male possibile”.
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