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Controcopertina: Anche all'Elba il progetto di Federazione Riformista resta in campo

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 27 gennaio 2005

A differenza degli esiti nazionali e regionali, all’Elba ha vinto, nei congressi DS, la mozione che fa capo a Mussi. Essa respingeva il progetto Fassiniano di costruire all’interno del centrosinistra una federazione che raccogliesse le forze e le culture riformiste e che ne individuasse il cuore dell’alleanza. Un fatto non inaspettato del quale, oltre alla convinta e motivata adesione politica, un elemento essenziale, è stata una assidua presenza e iniziativa dei compagni di questa componente, che hanno espresso collegamenti politico/culturali e tradizionali nel gruppo dirigente, nel partito, nel territorio. Credo comunque che il progetto di un’area che raccolga in modo federato le forze riformiste del centrosinistra all’Elba, resti in campo e attuale, direi una necessità oggettiva se si vuol veramente costruire un’alternativa di governo al centrodestra. Si tratterà di analizzare attentamente i processi economici e sociali dell’isola, collegandosi ad essi in modo realistico, di valutare e seguirne la maturazione negli orientamenti delle forze politiche, senza forzature e strappi, ma come percorso condiviso e vissuto. Certo l’adesione al progetto riformista si prospettava come lo sbocco più coerente per rappresentare le forze nuove scese in campo con le recenti elezioni amministrative, delle quali una grande e significativa parte appartengono ad aree economiche e sociali di centro e che rappresentano il nucleo strutturale e predominante della società civile elbana. Inoltre, la vittoria della cosiddetta sinistra/sinistra, pur riconoscendone il valore ed i significativi collegamenti culturali e politici che essa mantiene con settori importanti della società, in relazione alle sensibilità tematiche di tipo antagonista e radicale (etiche, pacifiste, ambientaliste ecc.), non dovrà rappresentare una remora al sostegno ed al consolidamento di quelle alleanze politico/amministrative (il cosiddetto centrosinistra allargato o espanso) costituitesi di recente nei Comuni elbani e nella Comunità Montana, aiutandole nel loro sforzo di governo e di realizzazione dei loro programmi. Deve restare comunque l’impegno e l’obbiettivo comune per il centrosinistra, per le sue componenti riformiste e radicali, di prospettare un progetto unitario di governo, alternativo al centrodestra elbano. Necessita quindi una riflessione che veda bene gli elementi di debolezza locali nel non aver reso credibile questa prospettiva, nonostante il discreto successo elettorale alle amministrative ed alle europee, con la lista Prodi, perché se non assolviamo noi DS a questo compito, sarà più difficile anche per gli altri alleati, Margherita, Sdi, Repubblicani ecc., accettarlo e renderlo praticabile. In questa remora ci si potrebbe leggere lo “storico ritardo“ dell’Elba rispetto a processi politici ed elettorali presenti nella provincia ed in toscana (la mosca bianca nella regione rossa). L’Elba vedeva prevalere la forza elettorale della Dc e dei suoi alleati, che senz’altro si avvalevano delle leve del potere statale centrale e che comunque sapevano contestualmente rispondere alle esigenze di governo e di sviluppo dell’isola nel dopoguerra. Oggi gran parte di quell’area politica scomparsa si è ricollocata su basi nuove nel centrodestra elbano, con consistenti agganci con il governo centrale (AN Ministro e UDC Sottosegretario). Il fatto da cui partire è che l’avvento ed il successo del centrodestra è avvenuto non come mera sostituzione o trasformismo del vecchio armamentario politico elbano della DC, in continuità con il passato; credo, al contrario, che questa “nuova” destra, abbia anch’essa, almeno inizialmente, saputo farsi interprete di un esigenza di cambiamento e di modernizzazione presente nella società elbana: in una fase nella quale l’Elba, cresciuta e sviluppatasi in questi anni del dopoguerra, chiudeva un suo ciclo di sviluppo e chiedeva che se ne aprisse un altro più adeguato alle sfide attuali. Il centrodestra ha fallito questa prova, non ha saputo mantenere quelle promesse di sviluppo e modernità; i segni di crisi dell’economia turistica ne sono un evidente specchio, si è perso margini di competitività e non si sono sfruttate opportunità e potenzialità che invece ci sono sull’isola, accumulando ritardi ed inefficienze; in questi anni all’Elba lo scontro con questo centrodestra è stato duro, c’è stata un’opposizione forte contro le arroganze e gli abusi di potere che hanno caratterizzato la gestione ed il rapporto con le istituzioni democratiche, mortificandole e disconoscendo il ruolo di rappresentanza democratica delle popolazioni elbane, (la vicenda della indignitosa alienazione delle miniere ed il commissariamento partitico del PNAT, ne sono un esempio); una dura opposizione contro i tentativi di trasformare le amministrazioni pubbliche in comitati d’affari privati. Invece di misurarsi con le esigenze nuove di modernità e sviluppo si è cercato di far credere alla società elbana che queste sfide le si potevano vincere, non con una più elevata qualità del governo del territorio e dello sviluppo, ma con meno regole e compatibilità, spacciate per vincoli antistorici e impedimenti allo sviluppo, meno programmazione e collaborazione tra le forze e di soggetti, meno partecipazione, lasciando che si esprimessero al meglio gli appetiti speculativi e particolari, l’affarismo spinto e talvolta corruttore, l’accaparramento privato di risorse pubbliche. Non solo si è perso del tempo prezioso, ma si è indebolito lo spirito pubblico, il senso ed il valore delle istituzioni e della solidarietà, alimentando l’antipolitica e le varie forme di separazione ed isolamento della realtà elbana, in contrapposizione al territorio regionale, alle sue tradizioni democratiche e civili, viste come opprimenti e vincolanti. Oggi si sente il bisogno di una nuova visione politica della società elbana e del suo futuro. Una visione che sappia mobilitare quelle forze e quei soggetti che maggiormente ormai sentono un profondo bisogno di cambiamento, dentro un quadro di compatibilità generali e valori solidaristici. Il successo nel giugno scorso alle amministrative ed alle europee all’Elba del centrosinistra, ha fatto scendere in campo un ventaglio di forze qualitativamente nuove rispetto al vecchio blocco elettorale tradizionale della sinistra, che si sono battute contro una riconferma o rivincita del centrodestra nelle amministrazioni comunali. Sono forze che pongono domande nuove per il futuro dell’Elba: da una parte una maggiore coesione e valorizzazione delle risorse disponibili, sociali, economiche e culturali dell’isola, una domanda di governo unitario e condiviso della realtà elbana, collegato ai processi di innovazione e sicurezza sociale, ispirati dalle politiche regionali ed europee; dall’altra, forze che cercano più efficienti forme di partecipazione, di rappresentanza dell’insieme dei bisogni nuovi presenti sul territorio, nuove sintesi, nuove soggettività. Le ricette non possono più essere le vecchie strade percorse. Le varie forme di assistenzialismo e di sostegno (EVE, Cassa Mezzogiorno) che si sono avute verso settori dell’economia in via di crescita (turismo, artigianato, agricoltura ecc.), verso soggetti sociali bisognosi (disoccupazione cronica, anziani, donne, giovani, ecc.); l’intervento economico dello stato con le Partecipazioni e/o le sovvenzioni pubbliche (miniere, altiforni, fabbrichette, poi fantasma, trasporti marittimi, ecc.), sono state le forme attraverso le quali, nel dopoguerra, si è aiutata l’isola a ricostruire una propria dignità e solidità economica: ma la crisi dello stato sociale e del bilancio pubblico ne ha irreparabilmente minato la sopravvivenza ed una riproposizione automatica per il futuro. Dobbiamo consolidare e rendere ancora più efficiente e competitivo un modello economico e sociale che in questi anni, che si è dimostrato in grado di assicurare livelli di reddito e benessere per l’insieme dell’isola, ma che oggi è messo alla prova, dalla globalizzazione dei mercati e della società. Sicuramente l’intenso sviluppo turistico, ne ha rappresentato il volano maggiore e autoctono. Possiamo dire di avere un economia tutta nostra. Oggi non chiediamo più sussidi, ma produciamo reddito ed entrate per lo Stato centrale, siamo diventati più produttivi e meno assistiti. L’entrata in crisi delle vecchie forme dell’intervento pubblico non ci ha lasciato spiazzati e, a differenza di altre parti dell’italia, abbiamo continuato a crescere. Oggi chiediamo più politiche di sviluppo, più progetti di ammodernamento, per assicurare il presente ed il futuro di questo modello, delle sue distintività ed unicità. La necessità di un progetto riformista che sappia guardare all’insieme della società elbana, alla sua voglia di svilupparsi ed ammodernarsi in un quadro di compatibilità ambientali e sociali, nasce da questo bisogno di governo, di efficienza, di innovazione e di partecipazione democratica. I DS elbani hanno l’occasione di collocarsi alla testa di questo processo, di costruirne la forza motrice ed ispiratrice, una forza riformista. Potrà apparire paradossale, ma credo che il fatto che a condurre il partito all’Elba sia la componente del correntone o della sinistra, mi auguro possa responsabilizzare di più questa componente ed attenuare quelle tensioni, quelle rigidità e chiusure che hanno caratterizzato talvolta le discussioni e le scelte politiche; del resto aver raggiunto una maggioranza per il correntone non potrà voler dire aver raggiunto l’autosufficenza, ma assumersi maggiore responsabilità verso l’insieme non solo del partito e le sue componenti di minoranza interna, ma anche verso i rapporti ed i collegamenti con l’insieme delle forze della coalizione del centrosinistra, che insieme a noi governano i comuni e la comunità montana, in una parola verso la società elbana.


alba a S.Piero

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