La notizia è sembrata a molti incredibile: Mazzantini, il diessino, il leader di Legambiente è diventato consulente di Ruggero Barbetti di AN, vale a dire dell'avversario storico della propria organizzazione e del proprio partito. L'uomo che avuto in consegna il parco come premio per essersi battuto per non farlo istituire. La notizia sembrerebbe ancora più incredibile perché cade in un momento particolare: il movimento SOS Elba, notoriamente fondato proprio da Mazzantini, sta conducendo una lotta contro i piani strutturali con la richiesta, non si sa se definire ingenua o balzana, di una commissione di saggi continentali per togliere ai sindaci, supposti “cementificatori”, il potere di gestione del territorio. I componenti questo comitato, così agguerrito, adesso versano le lacrime amare dei traditi. Il loro comandante è fuggito rifugiandosi nel campo nemico. Sarebbe come se Napoleone (non sembri irriverente l'accostamento…), dopo aver raccolto le truppe nella spianata di Waterloo e dopo averle organizzate e anche pompate con tamburi, fischiettii e girotondi, le avesse poi abbandonate al loro destino mettendosi a disposizione degli inglesi. E anche i Ds si stanno lamentando e sono delusi, preoccupati. Non lo capiscono più, il compagno Mazzantini. Non è la prima volta che li mette in costernazione. Qualche anno fa, gli avevano addirittura assegnato la segreteria. Che cosa ti inventa, il “Mazzantino”? Restituisce la tessera del partito e diventa ambientalista militante. In sostanza, lascia un partito rosso per un cigno verde E passi! Poi ci ripensa: riprende la tessera ma non lascia l'ambientalismo; in compenso fonda movimenti trasversali contro le istituzioni. I compagni non sanno più cosa pensare, ma non reagiscono: dopotutto il ragazzo è attivo, disinteressato, intelligente,lasciamolo fare. Poi … tutto di un colpo lascia anche il Movimento che ha appena fondato per difendere il territorio dal cemento e, ancora con tessera in tasca dei ds, si mette a disposizione di un sindaco di AN, che lui e la sua organizzazione hanno sempre considerato un avversario tosto, oltre che capoliverese (non romano). E, come se non bastasse, un avversario contro il quale anche il suo partito ha condotto battaglie memorabili, che Mussi ha portato addirittura in parlamento. E la cui nomina a commissario del Parco è ritenuta illegittima dalla stessa regione Toscana, che si rivolta al Tar. Che dire? Sarebbe semplice uscirne dicendo che il ragazzo ha un po’ di infusione in testa. Ma forse le cose non stanno così. Esiste un principio al quale vogliamo attenerci: mai fidarsi delle cose che paiono troppo semplici. Quindi, non accuseremo Mazzantini di incoerenza (anche perché all'Elba nessuno sa bene che cosa sia), ma, paradossalmente, di sofferta coerenza: quella dovuta alla sua organizzazione di Legambiente, di cui è consigliere nazionale. Un’ obbedienza subita, che comporta anche la mortificazione dell'orgoglio, come si chiederebbe ad un'appartenente ad un ordine religioso. A conferma del carattere religioso di certe organizzazioni. Semmai qualcosa si potrebbe dire su Realacci e compagni e su questo loro spericolato pragmatismo. Noi abbiamo anticipato, alcuni mesi fa, il cambio di strategia degli ambientalisti, quando abbandonarono Tanelli al suo destino. Sembrava logico scegliere di farlo rimanere fino all’ approvazione dei piani di programmazione del parco. Legambiante locale avrebbe probabilmente spinto in questa direzione. Ma a Roma, dove non si possono mettere contro il Ministero dell'Ambiente, già sapevano quale sarebbe stato il prossimo cavallo su cui puntare. Che il cavallo sia rosso o nero conta poco: l'importante è che sia un cavallo vincente. Tutto qui. Per noi il Parco rimarrà comunque un carrozzone, chiunque lo guidi. Ma se lo guidano degli elbani, come Barbetti (di destra) che ha ricevuto l'approvazione delle categorie economiche o Mazzantini, ambientalista (di sinistra) che conosce bene la realtà elbana, c'è da sperare che facciano meno danni di professori fiorentini e senesi che neanche conoscono il territorio e che, tra l’altro, continuano ad insultarci sulla stampa locale, sostenendo che, essendo dei poveri indigeni, non potremmo mai produrre dei leader a cui affidare un ente importante come il Parco (prof. Giusti, Lisola). Anche la Regione sbaglia a presentare ricorso al Tar. Dovrebbe invece chiedersi se agli elbani non vada bene cosi. Perché questo dovrebbe pure contar qualcosa, specialmente in un sistema democratico. E mettersi l'animo in pace e collaborare. Realacci insegna.