Anno 1979, poco prima della demolizione della centralina a servizio dell’ex CESA . L’abbattimento del manufatto permetterà di allargare la carreggiata con il doppio senso di marcia. Successivamente verranno abbattute le strutture del cementificio. Annesso allo stabilimento Ilva che produce ghisa da fonderia e ferroleghe, la società “Cemeterie e Litoranee” realizza nel 1926 la fabbrica che produce 200 tn. al giorno di cemento. Lo cementeria è attiva fino 43, quando gli altiforni cessano di operare a causa dei danni patiti dai bombardamenti. La cementeria viene ricostruit nel 1954 dalla CESA nello stesso luogo . Si costruiscono nuove strutture, la cabina elettrica di trasformazione, un impianto di frantumazione del calcare, silos, il forno rotatorio, un reparto d’insaccamento e viene scavato un piccolo canale che arriva ad un porticciolo. Si eseguono altri lavori di ammodernamento per mettere in uso filtri di recupero della polvere di cemento e i nastri di trasporto del materiale sui natanti (il cemento in qualche caso viene imbarcato sfuso per mezzo di un condotto). Per fabbricare il cemento viene usato il calcare, la loppa e la pozzolana (da Piombino e da Pozzuoli). Si ottiene così un prodotto ricco di ferro (presente nel calcare) a lenta presa dunque particolarmente adatto nelle opere marittime nella costruzione di dighe. Nel 1956 si producono poco più di 1600 tn all’anno. Nel 62 , gli addetti toccano le 120 unità e un’altra decina di operai lavora nella cava di Colle Reciso che era stata data in appalto. Oltre l’80% del manufatto viene esportato (Sicilia, Sardegna , provincia di Grosseto), circa 1500 tn. al mese sono per il fabbisogno locale. La fabbrica viene chiusa il 7 aprile 1972 e ci sono dimostrazioni degli operai e studenti che vanno a contestare la cerimonia del Rally Automobilistico in piazza della Repubblica. Per la manifestazione finiscono in tribunale. In seguito, i dipendenti sono trasferiti nelle cementerie del gruppo CESA e all’Italsider di Piombino.
portoferraio cementeria 1979